The Prime Minister Said

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Nell’Agosto del 2014, in un pomeriggio caldissimo di un’ Atene stupefacente e lucubre leggevamo nelle righe di qualche sito internet, la dichiarazione di un uomo vicino ad un primo ministro (di quale paese davvero non importa) che sussurrava: “una guerra sta arrivando in Europa”. Lo appuntammo, disegnammo e sparso in mezzo a tutte le relazione che conducevamo in quel periodo, come un allarme da condividere in fretta.

Partì per noi una fase di relazioni dure, di strappi, di battaglie, di ferite. Avevamo scelto di non subordinare più il peso di questa agghiacciante percezione,  a nessuna superficilità, d’abitudine o circostanza, scegliendo deliberatamente di combattare, a partire da noi, ogni momento di frivolo strabismo o di collaudato e dispersivo intrattenimento, sempre meno umano, sempre meno intenso.
Non trovammo allora molti amici su questa via e ci siamo messi subito a cercarne altri, ovunque, scoprendo infine rifugi. Pochi luoghi, ognuno nobile a modo suo, ma tutti ben difesi, dove il pensiero vortica libero e trova calore.

Di seguito riportiamo questo testo di Franco Berardi Bifo, è un appunto valido per questi giorni spossanti e appannati.

 

un colpo di stato
e quattro domande difficili

Osservando giorno per giorno il comportamento del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Centrale Europea, cominciamo a decifrare lo scenario: il sistema finanziario globale sta organizzando un colpo di stato in Grecia, e per realizzarlo umilia ed affama milioni di persone, spingendole verso un disastro umanitario quale in Europa avremmo pensato di non vedere mai.
Quand’ero giovane leggevo con orrore delle popolazioni di villaggi polacchi o tedeschi che fingevano di non sapere che a cinquecento metri dalle loro case si gettava la gente nei forni crematori. Nei villaggi italiani francesi o tedeschi oggi facciamo finta di non sapere che si sta compiendo un pogrom di dimensioni continentali contro il popolo greco, e in altri luoghi si stanno svolgendo pogrom ai danni del popolo migrante, gettato nella guerra dalla follia bellicista dei francesi e ora respinto verso l’abisso.
La guerra che già rumoreggia ai confini d’Europa si prepara ad esplodere in ogni sua città per il futuro prossimo. Nazionalismi aggressivi tendono a diventare maggioranza in Italia, Francia, Austria, per tacere d’Olanda e d’Ungheria.
Le condizioni sociali precipitano verso la povertà di massa e la precarietà generalizzata. In questo scenario mi pongo alcune domande.

domanda uno:
Può sopravvivere l’Unione europea?
Risposta:
Non può sopravvivere per la semplice ragione che l’Unione non esiste, e non è mai esistita, anche se ci abbiamo messo troppo tempo per capirlo.
Da Maastricht in poi l’Unione non è nient’altro che un progetto finanziario di predazione della ricchezza sociale e di impoverimento dei lavoratori. Tutto il resto sono chiacchiere nelle quali siamo caduti.
L’aggressione finanziaria e il tentativo di umiliazione del governo greco sono prova evidente dell’inesistenza dell’Unione. Il fatto che non si sia manifestato alcun movimento di solidarietà con il popolo greco è prova che non vi è alcun popolo europeo: l’aggressione neoliberista ha distrutto ogni dimensione cosciente della società europea.
Ma a questo si aggiunge l’ottusità delle politiche europee nei confronti della popolazione migrante: la capitolazione del governo francese davanti al ricatto nazionalista, e il rifiuto generalizzato di condividere quote di immigrazione dimostrano che l’Unione non esiste.
L’Unione europea è solo un fascio di crimini finanziari, di cinismo politico, e di viltà ignorante.

domanda due:
Si può riformare l’Unione?
Risposta:
La mia risposta è no, perché nazionalismo e razzismo sono la forza egemone in tutti i paesi europei con l’eccezione della Spagna e della Grecia. Noi – la sinistra, gli intellettuali, l’università, coloro che avrebbero dovuto rendere impossibile il ritorno della peste bruna in Europa – ne siamo responsabili: chi nel 2005 invitò francesi e olandesi a votare a favore di una finta costituzione europea che era sanzione definitiva della violenza neo-liberale porta la responsabilità di aver consegnato alla destra l’egemonia sociale che ora emerge invincibile. La peste bruna è in marcia in ogni villaggio di questo continente che è unito oggi come lo fu nel 1941.

domanda tre
Come se ne esce?
Risposta
Gli spiriti semplici indicano una soluzione sciocca: torniamo alla moneta nazionale. Come se la dracma o la lira potessero risolvere qualcosa perché finalmente potremmo svalutare e vendere molte merci a qualche pinguino. Gli spiriti semplici alla Bagnai non si rendono conto che il dramma non riguarda l’import-export, ma l’alternativa tra dittatura finanziaria globale e prospettiva di un rinascimento fondato sulla fine del Regime del Lavoro Salariato.
Lo sguardo collettivo è incapace di vedere la possibilità di quel Rinascimento, dunque quel Rinascimento non ci sarà.
E nessuno sa come se ne esce.
Il ceto finanziario intendeva distruggere l’Europa, e ora l’Europa è distrutta.
Ma al tempo stesso non c’è modo di uscire da un’Unione che non esiste.
Nella fine sta il segreto dell’inizio.
La politica europea non è mai stata altro che una chiacchiera vuota per allocchi. Mentre noi discettavamo di democrazia il potere finanziario costruiva l’unica Europa che sia mai esistita: un dispositivo per lo spostamento di reddito dalla società alle banche, per la riduzione del salario e la precarizzazione del lavoro. Null’altro che questo è stato l’Unione, e non si esce per via politica da una trappola che ha natura meramente finanziaria.

domanda quattro:
come si trasforma?
risposta (che non ho e bisogna trovare)
La più verosimile conclusione di questa storia sembra essere la guerra. E la guerra civile è ormai visibile non solo alla frontiera meridionale dove i cadaveri galleggiano sul mare, e alla frontiera orientale dove Putin annuncia lo schieramento di 40 testate nucleari di nuova generazione, ma anche alla frontiera italo-francese, alla Stazione di Milano, e in cento città europee dove l’odio nazionalista si sta organizzando.
Prepararsi alla guerra, dunque. E qui viene la domanda più difficile di tutte: come si può aggiornare l’antico invito a trasformare la guerra imperialista in guerra civile rivoluzionaria?

F.B. 25/06/2015

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