Come se l’avessi capita per la prima volta e la pace terrificante sia il terreno di una guerra irrequia disadattata di suo. Ma il genio ci tocca a questione, già che l’amore prossimo ce lo rende a carezze ogni volta. Bello sei, mio dolce disperato: bellisssimo muta un pò.
Senza che sia possibile per le premesse.
Monta il ghigno ebbro dell’unica libertà mai posseduta
la spossessata.
Il nervo teso parlante i lagrimai traboccanti.
Voglio dire l’emotivo offerto, ancora e ancora e ancora
Sboccato umido solo nel solo essere solo roboante. Pare s’appelli narciso st’anfratto. Pare che siamo passati. Pare vizio, sempre da correggere. Quando a me pare che siamo propriamente e maschere.
Passando per un lungo corridoio a passo sostenuto grandi finestre danno vedute rotte. E’ la notte. E’ arancione, fatta di fili e cementi sgualciati.